Un particolare ringraziamento a Francesco Zonin per i due nuovi protagonisti della prima Tasting List del 2013. GRAZIE!!!

Si tratta di due vini toscani, provenienti dalla Maremma. Uno dei due è una vecchia conoscenza. Parlo dell’Astraio, Viognier, Maremma Toscana IGT 2011, degustato nel 2009 (annata degustata 2008). Mi era piaciuto in modo particolare perché mi aveva fatto rivivere sensazioni estive. Mi riferisco al dolce tepore dell’estate, quando al tramonto, il sole basso all’orizzonte, crea giochi di ombre favolosi, nell’aria si percepisce una brezza marina preludio della frescura della sera, la giovialità di una festa di paese, il dolce oziare, le letture estive davanti a un buon calice di bianco, e che bianco! Ecco il link relativo all’annata 2008: Astraio 2008

Il secondo vino, anch’esso proveniente dalla Maremma, è una novità. Sassabruna, Monteregio di Massa Marittima DOC 2010. Si tratta di un blend di uve Sangiovese (80%), Merlot (10%) e Syrah (10%). Sono proprio curioso di degustarlo! Ora si tratta solo di trovare i giusti abbinamenti enogastronomici.
Si accettano consigli o qualora voleste degustarlo insieme a me, fatemelo sapere!
Restate sintonizzati!

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Anteprima Cantine Aperte @ Tenuta il BoscoCantine Aperte @ Tenuta Il BoscoCantine Aperte @ Tenuta Il BoscoCantine Aperte @ Tenuta Il BoscoCantine Aperte @ Tenuta Il BoscoCantine Aperte @ Tenuta Il Bosco
Cantine Aperte @ Tenuta Il BoscoCantine Aperte @ Tenuta Il BoscoCantine Aperte @ Tenuta Il BoscoCantine Aperte @ Tenuta Il BoscoCantine Aperte @ Tenuta Il BoscoCantine Aperte @ Tenuta Il Bosco
Cantine Aperte @ Tenuta Il BoscoCantine Aperte @ Tenuta Il BoscoCantine Aperte @ Tenuta Il BoscoCantine Aperte @ Tenuta Il BoscoCantine Aperte @ Tenuta Il BoscoCantine Aperte @ Tenuta Il Bosco
Cantine Aperte @ Tenuta Il BoscoCantine Aperte @ Tenuta Il BoscoCantine Aperte @ Tenuta Il BoscoCantine Aperte @ Tenuta Il BoscoCantine Aperte @ Tenuta Il BoscoCantine Aperte @ Tenuta Il Bosco

Per poter apprezzare veramente dei vini, sono dell’idea che si debbano degustare più e più volte.

Questa è stata la mia terza visita alla Tenuta Il Bosco a Zenevredo, storica tenuta in Oltrepò, dal 1987 di proprietà della famiglia Zonin.

Durante questo evento organizzato dal Movimento Turismo del vino Lombardo, ho rivolto l’attenzione ad alcuni vini degustati in altre occasioni, cercando di focalizzare il ricordo che avevo di essi.

Dopo la visita alla cantina, sempre affascinante e ricca di nuovi spunti fotografici e dopo un tour dei vigneti in fuoristrada, ci siamo fermati in foresteria per degustare i vari prodotti, accompagnati da una selezione di salumi nostrani (davvero ottimi) e un pane della zona (a dir poco spettacolare).

Ho avuto modo di riscoprire il Brera, un 100% Riesling Renano, davvero delizioso, ottimo nella sua purezza e dal profumo e aroma unici! Il risotto allo zafferano con luganega che abbiamo preparato la scorsa settimana è venuto uno spettacolo sfumando col Brera. Lo consiglio vivamente!

Inoltre ho provato qualche novità (novità per me) come il Pinot Nero Poggio Pelato, il Bonarda Teodote, l’Oltrenero Cuvée Brut e l’Oltrenero Cruasé Brut.

Solitamente prediligo i vini bianchi, ma il Pinot Nero Poggio Pelato mi ha decisamente colpito! Perfetto se abbinato a primi piatti saporiti, pasta al forno o carne, lussurioso se abbinato ad un buon cioccolato fondente 70%. Un connubio perfetto, da provare sicuramente il prossimo inverno in compagnia di qualche altro appassionato di cioccolato come me.

E cosa dire del Bonarda Teodote, mi ricorda i pranzi della domenica in famiglia in cascina, circondato da un’atmosfera allegra, animali da cortile e quei sapori semplici e genuini di una volta.

L’Oltrenero Cuvée Brut invece è imponente! Già dall’importante etichetta e dalla particolare bottiglia lo si percepisce come uno spumante nobile, raffinato, adatto ai palati più esigenti. Prodotto dalle migliori uve di Pinot Nero 100% da singolo vigneto. All’olfatto è minerale, con note floreali. Al palato è decisamente fresco, sapido al punto giusto, determinato, con sentori di frutti rossi. Davvero notevole! Da provare di nuovo..

Pinot Nero, decisamente il fiore all’occhiello dell’Oltrepò, già protagonista di una storia “a puntate” scritta dal direttore della Tenuta Piernicola Olmo e pubblicata sul blog di Francesco ZoninWine is Love”, a voi la lettura

Franciacortando @ Tenuta il MosnelFranciacortando @ Tenuta il MosnelFranciacortando @ Tenuta il MosnelFranciacortando @ Tenuta il MosnelFranciacortando @ Tenuta il MosnelFranciacortando @ Tenuta il Mosnel
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Franciacortando @ Tenuta il MosnelFranciacortando @ Tenuta il MosnelFranciacortando @ Tenuta il MosnelFranciacortando @ Tenuta il MosnelFranciacortando @ Tenuta il MosnelFranciacortando @ Tenuta il Mosnel
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Franciacortando! Ho scelto di visitare la Tenuta il Mosnel perché dopo l’esperienza Vinitaly, volevo degustare nuovamente i loro ottimi prodotti.
Decidiamo quindi di prenotare la visita guidata delle ore 10:00 per goderci la mattinata in tranquillità. Giunti sul posto rimango subito colpito dalla sua bellezza, un ambiente curato nei minimi particolari, vigneti ovunque con filari che si perdono a vista d’occhio.
Intorno a noi solo silenzio, pace, tranquillità, una leggera brezza mattutina e il classico profumo di vigna che aleggia nell’aria. Il sole che ha già intrapreso il suo cammino nel nuovo giorno, sta cominciando a scaldare i filari di viti coi suoi frutti appena nati, prossimi a diventare grappoli, il vero tesoro de il Mosnel.
Inizia così il tour della tenuta, dal locale principale arredato in stile rustico con travi a vista, tavoli massicci in legno ricavati da alcune barrique, alcune bottiglie di diverse dimensioni che fanno da contorno all’ambiente, una finestra con vista sul vigneto principale e un pianoforte verticale. Da ex studente di pianoforte adoro chi decide di posizionare un pianoforte in un ambiente. Un elemento essenziale che, pur non essendo suonato, fa da corollario al percorso dei sensi dell’ambiente circostante.
Quindi delle preparatissime addette all’assistenza clienti ci accompagnano nella visita partendo dalla storia della Tenuta alla produzione passando tra presse per la raccolta, barrique, botti d’acciaio e una piccola cantina molto suggestiva che ti lascia senza fiato, …incredibile!
Dunque la visita si conclude nel fantastico loggiato. Un luogo indescrivibile per la sua bellezza. Un’alchimia di sensazioni dove poter ammirare la bellezza del luogo, seguire i processi produttivi, ammirare i filari o semplicemente oziare per ore, giorni, settimane, degustando uno squisito Franciacorta Satèn 2007 o un delizioso Franciacorta EBB 2006, come del resto abbiamo fatto noi! La gentilissima Lucia Barzanò ci ha accompagnati nella nostra degustazione tra Brut, Satèn ed EBB. Il mio obiettivo consisteva proprio nel degustare questi tre prodotti, gli altri li terrò da parte per una futura degustazione.
Il Franciacorta Satèn 2007 è quello che ancora una volta mi ha colpito di più. Aromatico, intenso, vellutato, con un perlage fine e non troppo aggressivo, un 100% Chardonnay lavorato per oltre 36 mesi.
Il Franciacorta Brut penso che sia uno di quei vini che non debba mancare mai dalla propria cantina. Sapido, intenso, deciso e persistente nel profumo e nell’aroma. 60% Chardonnay, 30% Pinot Bianco, 10% Pinot Nero.
Cosa dire invece del Franciacorta EBB 2006? Un prodotto importante, raffinato, delicato con un perlage finissimo e persistente che avvolge il palato con armonia ed eleganza.
In definitiva, se non fosse stato per un impegno previsto nel primo pomeriggio, saremmo sicuramente rimasti in quell’oasi di pace a goderci la quiete, l’armonia, la tranquillità e gli ottimi “Franciacorta” de il Mosnel.

Per info:
http://www.ilmosnel.com/
http://www.quellicheilvino.it/

Col 41% di voti favorevoli si chiamerà Symposio!!!

Il nuovo vino prodotto dalla casa vinicola Feudo Principi di Butera, avrà una caratteristica molto particolare. E’ il primo vino “open source”!

Lo scorso Gennaio “Casa Vinicola Zonin” ha scelto 13 partecipanti selezionati tra Wine blogger, sommelier, enotecari, editori, giornalisti, ristoratori inviando loro un kit composto da 3 cru (Merlot, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot) e un cilindro graduato.

Compito dei 13 prescelti, trovare il giusto blend per ottenere questo nuovo vino 2.0 voluto da Franco Giacosa (direttore tecnico Casa Vinicola Zonin), Antonio Cufari (direttore della tenuta Principi di Butera) e ovviamente prodotto da Francesco Zonin.

Tra i partecipanti Franz Botré (Editore e Direttore Responsabile dei mensili Monsieur e SpiritoDiVino), Adua Villa (sommelier, enogastronomia internazionale ed inviata TG5 per Gusto), Marco Reitano (Chef sommelier presso il ristorante La Pergola e ideatore di VinòForum), Salvo La Rosa (proprietario del ristorante La Siciliana), Stefano Caffarri (degustatore e scrittore su AppuntiDiGola), Andrea Gori (vice campione europeo sommelier 2008, ristoratore e blogger su Vino da Burde), Gianpaolo Paglia (proprietario dell’azienda agricola Poggio Argentiera), Dan Lerner (wineblogger su Dissapore e Intravino), Luca Risso (blogger su Tigulliovino e The Wine Blog), Jacopo Cossater (blogger su Enoiche Illusioni), Tony Siino (blogger, web strategist, web content manager e speaker radiofonico), Stefano Lucantoni (Sommelier e Masterclass A.I.S. e proprietario dell’Enoteca F.lli Lucantoni) e infine Giuseppe Lisciandrello (all’interno della sua enoteca possiamo trovare circa 400 etichette).

Da febbraio a marzo, i nostri protagonisti si sono cimentati nel trovare la giusta miscela per MyFeudo (nome temporaneo assegnato al progetto).

Sul blog creato ad hoc da Casa Vinicola Zonin, ognuno di loro ci ha raccontato le proprie sensazioni, i propri pareri, le proprie emozioni e ha comunicato la propria percentuale definitiva.

In occasione del prossimo Vinitaly (sabato 10), i blend saranno degustati e vedremo quale tra i 13 si avvicinerà di più a quello che è già stato scelto per la produzione da Franco Giacosa e Antonio Cufari.

Merlot Cabernet Sauvignon Petit Verdot
Adua Villa 65% 25% 10%
Andrea Gori 20% 20% 60%
Dan Lerner 0% 60% 40%
Franz Botré 30% 60% 10%
Gianpaolo Paglia 50% 40% 10%
Giuseppe Lisciandrello 50% 35% 15%
jacopo Cossater 5% 40% 55%
Luca Risso 30% 60% 10%
Marco Reitano 60% 36% 4%
Salvo La Rosa 20% 20% 60%
Stefano Caffarri 20% 30% 50%
Stefano Lucantoni 30% 60% 10%
Tony Siino 60% 25% 15%

Tra i vari commenti spiccano:

Stefano Caffarri

“non sono un tecnico, non ho alcuna cultura teorica del vino. Bevo più che posso da solo e in compagnia, mi prendo il rischio di raccontare cosa ci sento dentro quel bicchiere magari facendomi coprire d’infamia”

“…ma tra bicchieri bottiglie misurini e dosatori mi pare di essere Dexter nel laboratorio.”

Dan Lerner

“Sarà capitato tante volte anche a voi di sentirvi chiedere che vino vi piace. Io rispondo in prima battuta “Quello buono!”

Andrea Gori

“qualcuno comincia a chiedere a cosa serve lo strano coso graduato. Se poi ti metti un pochino a mescolare in pubblico, scatta la curiosità e la voglia di sperimentare è contagiosa!”

Jacopo Cossater

“Era compiuto, ma nello stesso tempo aveva quel sapore nuovo, diverso, almeno al mio palato. E poi volevo fosse sfacciatamente mediterraneo, con quella nota alcolica a marcare il territorio, ma accompagnata da quel frutto. E da quelle spezie scure ad introdurre un corpo importante e deciso.”

Giuseppe Lisciandrello

“Il risultato di questo nuovo tentativo è migliore ma non ci convince del tutto, lo troviamo con poca personalità, ricominciamo quindi a tagliare il vino variando le percentuali di Merlot e Cabernet finchè… Eureka! Trovato!”

Franz Botré

“il giusto equilibrio tra la densità offerta dal Merlot e la maggiore profondità e tempra che porta il Cabernet, il Petit Verdot mi sembra utile a smorzare il calore del finale del Merlot ma manca di quell’accento di maggiore complessità.”

Adua Villa

“con le percentuali dei vini si riesce a “giocare” ottimamente, ove l’uno è sostenitore dell’altro, ma nel momento in cui entra in gioco il Petit Verdot devo un po’ riassemblare il tutto in relazione alle percentuali stesse”

Gianpaolo Paglia

“Tutti i vini sono interessanti, niente marmellatone e sapori di cotto. Tutti hanno una bella freschezza. Ancora forse sono un po’ semplici, ma sicuramente i vigneti invecchiando sapranno esprimere maggiore complessità e profondità.”

Luca Risso

“Tutti i nostri 13 blend sono punti interni al triangolo, e potrebbe essere interessante vedere se sono sparsi a caso, oppure tendono ad addensarsi in zone circoscritte, che sono evidentemente le più popolari.”

Salvo La Rosa

“il mio rosso dovesse essere molto importante al naso, prima di colpire il palato.”

Marco Reitano

“Potente ma equilibrato, fresco e minerale.”

Stefano Lucantoni

“Un blend di vini internazionali uniti per creare un vino di carattere 100% siciliano.”

Tony Siino

“La “beta” di myFEUDO, il “social wine” dei Principi di Butera, è ormai a buon punto”


Arrivederci  alVinitaly per il reportage fotografico!

Riccardo Pastore

Paloma, la ragazzina intelligentissima protagonista de “l’eleganza del riccio” che si dimostra giudice tagliente e cinica osservatrice dell’ambiente familiare e condominiale dove vive lo chiamava “Il diario dei movimenti del mondo”…

Ecco un mio personale “diario dei movimenti del mondo” che ho potuto osservare presso la splendida Tenuta Castello d’Albola nei pressi di Radda in Chianti, in occasione di una settimana di vacanza nella magnifica terra di Toscana.

 

mercoledì 23 settembre 09 ore 16:40

Sono seduto in compagnia di Manuela su di una panchina nel cortile interno della Tenuta Castello d’Albola, finalmente un momento di pace dopo una mattinata trascorsa in esplorazione della zona del Chianti, tra borghi medievali, vigneti, gente ospitale e scorci indimenticabili.

Un attimo di tregua, un momento di tranquillità dalla calura estiva che, pur essendo settembre inoltrato, si fa comunque sentire. Una leggera brezza ci accarezza in volto e porta con se l’odore dei vigneti e degli ulivi della tenuta.

Davanti a noi l’ingresso dell’Enoteca, ricca di cimeli storici, vini da degustare, vini di diverse annate e un tavolo in pietra, molto probabilmente ricavato da una macina per le olive e un bel tronco d’ulivo come base.

Intorno, iniziano ad arrivare alcuni turisti stranieri, alcuni entrano nell’enoteca, altri restano fuori con noi a godere quell’angolo di paradiso.

Siamo tutti in attesa della visita guidata prevista per le 17:00…

Ad un tratto due coppie di turisti americani escono dall’enoteca con una bottiglia di Acciaiolo 2004 Toscana IGT e 4 calici, si siedono al tavolo di pietra e stappano la bottiglia.

Adoro il gradevole suono di una bottiglia stappata, l’amabile tintinnio dei calici di fine cristallo che poggiano sulla pietra o il vivace gorgoglio del nettare divino versato.

I visitatori, una volta esaminato il color rubino, fresco, brillante, al delizioso controluce di settembre e il profumo di viola, marasca e frutti di bosco, dopo aver roteato il bicchiere, cominciano a riempire i calici anche alle rispettive mogli.

Primo sorso.  Quello più breve e d’impatto.

“mmm… Good!”

Secondo sorso.

“oooooh yeah, really good”

Quello che inizia a trasportarti con l’anima.

Calici vuoti…

Suono del vino versato…

Calici nuovamente pieni.

Terzo sorso.

“This is the Red wine”

E’ pura estasi.

Quarto sorso.

“Soooo tasty”

Ormai sono stati catturati dalla morbida essenza armonica dell’Acciaiolo.

Calici vuoti…

Suono del vino versato…

Calici nuovamente pieni.

Le mogli cominciano a preoccuparsi del “degustare questo nettare così prezioso a digiuno”.

Calici vuoti…

Suono del vino versato…

Calici nuovamente pieni.

Cosa avrà di così speciale questa ambrosia creata ad un’altitudine di circa mezzo chilometro?

Quali frutti avrà mai potuto generare il suo terreno argilloso-ghiaioso esposto al respiro di Ostro, Libeccio e Scirocco?

Quale contributo potrà mai aver donato il Dio Horus che trasmette ogni giorno la forza per resistere alle intemperie?

 

Ad un tratto una voce soave mi riporta alla realtà, la nostra guida Lisa è appena uscita dall’enoteca spiegando in inglese che la visita sta per avere inizio.

 

Tenuta Castello d’Albola – Radda in Chianti

Wine is Love – Il blog di Francesco Zonin

 

Tenuta Castello d'Albola - Radda in Chianti

Enoteca Tenuta Castello d'Albola - Radda in Chianti

Da che mondo e mondo  c’è sempre la prima volta per ogni cosa…

Quest’anno ho avuto l’onore e l’occasione di partecipare a fotovendemmia, evento annuale organizzato dalla Casa Vitivinicola Zonin presso le tenute del gruppo Zonin Vineyards.

Ho accettato ben volentieri l’invito a) perchè l’anno scorso per problemi lavorativi avevo rinunciato b) perchè amo la fotografia in ogni sua forma d’arte c) perchè da qualche tempo ho iniziato ad amare il vino e tutto ciò che gli sta attorno.

La prima cosa che ho notato all’arrivo, presso la Tenuta il Bosco, è stata la quiete del posto, un’atmosfera calma e rilassante  degna di una cantina, dove i vini giovani invecchiano con serenità e quelli vecchi si preparano ad essere stappati.

Una volta acclimatati, dopo 121 chilometri di viaggio in auto, abbiamo iniziato il nostro tour dal cuore pulsante dell’azienda. Lì dove tutto ha inizio, dove la materia prima può assaporare il soffio del vento tra le colline, dove può beneficiare dei raggi di Horus e nutrirsi dell’energia vitale. Lì dove professionisti del vino, supportati dalle tecnologie più all’avanguardia, possono trarre i frutti migliori che madre natura offre, un bel vigneto di Bonarda su superficie collinare di circa 54 Ha.

In seguito, abbiamo potuto assistere alle operazioni preliminari di produzione e stoccaggio e avuto l’onore di visitare la Cantina. Un mondo magico dove processi alchemici trasformano la materia prima in nettare divino.

Infine, una degustazione degli spumanti “Il Bosco” e “Philèo” , del bianco “Brera” e  del rosso “Pinot Nero Poggio Pelato” del 2005.  Quest’ultimo dal sapore molto ampio, morbido ricco e vivace.

Una giornata diversa dal solito, rilassante, piacevole e ricca di  novità e di sapori.

Per ulteriori informazioni:

Tenuta Il Bosco

i due post sul blog di Francesco Zonin:

articolo1 e articolo2

i miei scatti realizzati durante questa fantastica giornata:

fotovendemmia09 @ Tenuta il Bosco

fotovendemmia09 @ Tenuta il Bosco

Astraio, una scommessa ben riuscita! 

Astraio - Rocca di Montemassi

Astraio - Rocca di Montemassi

Di questo vino, il primo elemento che mi ha colpito è stato il nome, legato forse alla mitologia greca? Il secondo elemento è stato la silhouette di Montemassi presente sull’etichetta, che col pensiero mi ha portato nella splendida terra di Toscana, ricca di colori e sapori, al fascino dei borghi medievali, le sue colline, l’aria pura, la bontà e genuinità dei suoi prodotti.

Un po’ di storia su questo vino e sul tipo di vitigno utilizzato, il Viogner, ha confermato l’audacia e la volontà di creare qualcosa di nuovo e di particolare.

Definito il menù con cui degustare e riposta la bottiglia in frigorifero per raggiungere la temperatura indicata, il giorno dopo ci siamo ritrovati con un paio di amici per stappare e gustare.

Adoro saggiare l’aroma sprigionato dalla bottiglia appena stappata, adoro scoprire ciò che è impresso sul tappo di sughero, adoro il delizioso rumore del vino versato nei calici.

Premetto di non essere un esperto di vini, anzi, il mio viaggio nel mondo del vino è appena iniziato,  però alcune considerazioni su profumo, colore e sapore penso che tutti possano essere in grado di darle.

Sul colore, giallo paglierino, poiché i bianchi sono i miei preferiti, io sono di parte. Molto probabilmente il colore mi riporta a piacevoli ricordi dell’infanzia e alla materia prima quando in estate da bambino andavo a giocare nella campagna di mio zio, con quei piccoli grappoli di uva gialla appesi alle piante che m’incuriosivano notevolmente.

Dopo sei giri di calice ho chiuso gli occhi ed ho provato ad immergere il naso negli aromi sprigionati da quel nettare divino. Un aroma decisamente floreale con qualche nota che al momento non son riuscito a comprendere del tutto. 

E’ giunto così il momento di procedere alla degustazione. Ho chiuso nuovamente gli occhi e ho poggiato le labbra al calice per assaporarne un paio di gocce.

La prima sensazione assoluta è stata la visione di una roccia. Mi son ritrovato sdraiato in un prato nei pressi di una roccia calcarea, una brezza marina che accarezzava il mio volto, il sole al tramonto, odore di alberi da frutto in lontananza e solo il suono del vento nell’aria.

La classica sensazione che si ha dopo una giornata di caldo torrido, quando il sole ormai basso sull’orizzonte concede una tregua e permette agli altri elementi presenti di esprimersi.

E’ stata una scommessa anche per noi che abbiamo voluto abbinare quest’ottimo vino con un primo a base di pesce e un secondo a base di verdure.  

Un calice dopo l’altro il livello nella bottiglia scendeva sempre di più e la struttura e la fragranza era sempre più chiara.

Adesso, a distanza di un giorno, non so cosa darei per degustare nuovamente un calice di Astraio della Tenuta Rocca di Montemassi (ZoninVineyards).

Le foto dell’evento su:

http://www.flickr.com/photos/parik/sets/72157621865199858/

Ulteriori approfondimenti su:

http://www.wineislove.it/il-viogner-vitigno-delle-sorprese